BUON 2021: UN ANNO CHE IO IMMAGINO COME … UN LAGO GHIACCIATO!

Raga, buon anno! Oggi è primo Gennaio duemilaventuno. 2021.

Sentite come suona bene D U E M I L A V E N T U N O . No. Non è vero, non suona bene manco per niente, suona uguale, era così per dire ahahah.

Sarò sincera: non vorrei essere nei suoi panni. Troppa pressione sociale addosso. Tutti che ti guardano con gli occhi pieni di speranza; tutti che ti vedono come la famosa luce in fondo al tunnel. E se fosse un treno? Ecco. Calma!

Certo, avvantaggiato parte avvantaggiato (rispetto al 2020, dico): vi pare che riesce a fare peggio? (Per non sapere né leggere e né scrivere, fate le corna ORA). L’unica mia preoccupazione è che si faccia prendere dall’ansia da prestazione. Come quel figlio che i genitori stressano sin da neonato e che considerano “modello” ma che in realtà si spacca a bestia di Tavernello (roba che il fegato ha fatto i bagagli e sta chiedendo asilo politico a tutti gli organi più vicini, che però sono sovranisti e non lo accolgono perché hanno chiuso i porti) e pippa più di un Dyson. “Nostro figlio? Uh! Nostro figlio ci dà un sacco di soddisfazioni. Studia Matematica. È bravissimo con i numeri. Talmente occupato a studiare che non torna quasi mai a casa né vuole che lo andiamo a trovare”. Ve credo, manco è iscritto all’uni e gli unici numeri con cui ha a che fare riguardano contare quanti shottini riesce a mandare giù (tratto da una storia vera ahahaha).

Già, perché finisce sempre male quando l’asticella dell’aspettativa è troppo alta. Per cui cerchiamo di non strafare e di non caricare troppo questo nuovo anno. Almeno all’inizio. Andiamoci con i piedi di piombo.

Come immagino il 2021? Come un lago ghiacciato: la lastra che si è formata in superficie, altro non è che la crosta di una ferita, chiamata Covid, che ci portiamo dietro, ormai, da un anno; crosta che rappresenta, comunque, l’inizio del processo di guarigione: ci protegge se noi, allo stesso tempo, proteggiamo lei.

Il discorso è uno e uno soltanto: non è che finito il 2020 finito il Covid. Il coronavirus c’è ancora la differenza è che ora abbiamo un’arma chiamata “vaccino”, per combatterlo. Ecco perché ho tirato fuori la metafora del lago ghiacciato: sta a noi attraversarlo e, se vogliamo raggiungere l’altra sponda, dobbiamo farlo con la massima cautela possibile, sennò va a finire che il ghiaccio vada in frantumi nel bel mezzo della traversata a piedi … poi sì che sono cazzi amari. Hai voglia ad annaspare: vai giù a picco e arrivederci e grazie.

Ma se riusciamo nell’impresa di arrivare dall’altra parte sai che figata, però!

Insomma, il 2021 è com’ar cavajere nero e ar cavajere nero non je devi caga’ er cazzo! Buon anno a tutti (vabbè, non proprio a tutti. Mo non esageriamo!).

E ricordate: il naso va messo dentro la mascherina!