#Isola2018: l’importanza di chiamarsi … Amaurys! “Come far uscire lo scaricatore di porto che è in te”: la guida illustrata, in 10 punti, completa (e definitiva)!

L’Isola sarà pure un programma trash, ma ha la straordinaria capacità di far emergere le personalità dei soggetti che la popolano. Pregi, difetti, limiti e virtù dei vari caratteri che si incontrano e si scontrano su questo fazzoletto di terra immerso nel Mar dei Caraibi affiorano (o meglio, vengono a galla!) nudi e crudi, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana inamovibilmente e tra i naufraghi c’è chi “si salva” e chi, ahimè, mostra dei lati oscuri che sarebbe meglio non far vedere in un tv.

Il “signor” Amaurys Pérez rientra in quest’ultima categoria: un uomo con un passato da sportivo (è stato pallanuotista e allenatore di pallanuoto) ma che di sportivo, oggi, conserva solo il nome, visti i “siparietti” che ci ha regalato sull’Isola.

La scarsa sportività di Ama è affiorata sin dai primi giorni (dallo scoppio della bomba chiamata Cannagate, per intenderci, quando, un po’ alla Ponzio Pilato, se n’è lavato le mani, tirandosi fuori dalla questione perché, parole testuali, “Magnolia gli dà da mangiare e lui non sputa nel piatto in cui mangia”) ma questa è un’altra storia.

Il meglio di sé (vale a dire il peggio!), infatti, Pérez lo dà nei rapporti con gli altri naufraghi. Quelli che “osano” mettere in dubbio le sue gesta. Gesta, proprio così, intese come l’insieme delle imprese gloriose di un eroe quale lui crede di essere (finita l’isola come minimo si aspetta che gli dedichino una chanson de geste!).

Ma dell’eroe, il caro Ama, ha ben poco. Nemmeno se ripete a pappagallo che lui “ha 42 anni, è uno sportivo e un padre di famiglia”. Una sorta di prologo, il suo, a cui poi seguono insulti, minacce e conseguenti scuse, con tanto di genuflessione e occhi lucidi, al disgraziato di turno. L’ultimo bersaglio, in ordine di tempo, Jonathan Kashanian.

Da qui, l’idea di stilare una guida illustrata, completa (e definitiva) in 10 punti su “come far uscire lo scaricatore di porto che è in te”!

1) Prima di affrontare apertamente l’avversario, parla male di lui alle spalle con i tuoi alleati/sostenitori. In questo modo troverai la forza di sferrare il primo, inatteso e improvviso, colpo che è, poi, quello del vantaggio. Come si dice? “Chi mena per primo, mena due volte”!

2) Una volta uscito allo scoperto, cerca di non far replicare l’avversario. Non ascoltarlo, ma alza la voce. Sbraita, strepita, divincolati come un tarantolato fino a farti ingrossare la giugulare (che fa figo)! Se serve, batti i pugni sul petto come fanno i gorilla durante la loro esibizione di forza a scopo intimidatorio.

 

3) Ricordati di sovrastare l’avversario non solo con il tono della voce, ma anche fisicamente. Punta il dito a mo’ di minaccia (fisica) ma stai attento a non toccarlo, mai.

4) Tira la corda più che puoi e ringhia mostrando i denti (non preoccuparti se ti scappa qualche sputacchio, anzi preoccupati del contrario: vorrebbe dire che non stai facendo un buon lavoro).

5) Ricordati di condire lo scontro con insulti quali: “Vergogna!”, “Mi fai schifo!”, e “Uomo di merda”. Mi raccomando, però, fallo con veemenza!

6) Ora, ma solo ora, riprendi fiato e scopri cosa ha da dirti l’avversario (che, sicuramente, ne approfitterà per esprimere la sua visione della faccenda e, perché no?, magari ne approfitterà per lanciarti qualche frecciatina).

7) Mentre lo ascolti, fagli il verso (tipo bambini dell’asilo), parodiandolo e scimmiottandolo in modo da stordirlo.

8) Ricordati la gestualità: per cui piega a L un braccio e colpisci il lato interno del gomito con l’altra mano (il gesto dell’ombrello, dai!). Meglio se in modo reiterato.

9) Fatto? Ora esci teatralmente di scena.

10) A bocce ferme, torna dall’avversario: scusati, in ginocchio, e con le lacrime agli occhi invocando perdono. Meglio chiudere con un abbraccio.

Tutto chiaro?

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